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martedì 28 maggio 2013

Ode al padre

Ho visto uomini della mia generazione traditi insultati e calpestati da frivole donne senza cuore. Li ho visti perdere miseramente in spregevoli giochi di potere. Smarrirsi nel vuoto lasciato da sottrazioni legali a favore di prepotenti femmine spietate.
Ho assistito a interminabili periodi di frustrazione da denaro che impietosamente giudici obbligavano loro elargire a favore di un sesso debole a convenienza. Uomini senza futuro versare sangue per aver amato e procreato con autentiche e aride volpi da deserto.

sabato 25 maggio 2013

2505 ILBUONGIORNO Buona la prima

Buona la prima? Sarebbe la prima volta. La prima è sempre l’ultima di un susseguirsi di prove.  
Se dopo essere arrivati alla perfezione di un'opera, di un'impresa o di un ambito progetto, decidessimo di stilare una classifica di tutte le prove fatte per arrivare a quella meta, ne risulterebbe che la prima, il più delle volte, ci finisce a malincuore in fondo.

lunedì 20 maggio 2013

Io sono

Sono padrone del mio corpo
sono il capo della mia mente
sono il datore del mio volere
sono il principale responsabile
sono il comandante delle mie gesta
sono il custode del mio tesoro
sono l'attore del mio monologo
sono l'autore del mio romanzo
sono l'artista dei miei disegni
sono il regista della mia vita.
Io sono
sono tutto quello che mi è permesso
dal mio unico dominatore: 
il tempo, padrone dei miei sono

domenica 19 maggio 2013

Ciclabili intenti

Lento è lo sgonfiarsi di una camera d'aria,
tubolare sede d'incorporea natura,
che sostiene il peso della nostra ventura,
della sorte decisa in un futuro e inevitabile arresto!
Che ruota, ruota avvitandosi su se stessa,
macinando chilometri d'asfalto, traslocando
l'esistenza di maldestri uomini, negli anni a venire.

Che si abbandona al cedimento
se stazionata all'inferno dell'immoto,
e capitola su fantomatici terreni mai percorsi.
Che si riscopre fragile membrana
aggravata da smisurati carichi umani.
Che induce al movimento velocità
altrimenti ridotta in apatici corpi lenti e goffi.

Che duella con la gravità, e sfida
smisurate volte celesti. Che trasloca rapidi
gli sguardi, con la forza del desiderio,
per declivi e scalate su scenari mozzafiato.
Desiderio; isolato piacere per inesplorate valli
di campi in viole, luoghi lontani
da immobili colate di cemento.

E allora corri, corri senza freni!
Speranza sta negli occhi di chi guarda
un orizzonte,
 e non tocca mai la fine.

venerdì 17 maggio 2013

1705 IL BUONGIORNO Obiettive farneticazioni

"Cerco d’essere obiettivo tralasciando il soggettivo".
Mi risponde un fazioso che si spaccia per imparziale.
Io mi oppongo al dichiarante e gli dico che si sbaglia.
Lui si drizza come un piedritto e poi ribatte con durezza, per dispetto o irritazione.
E' il suo impulso naturale, e s’inclina alla sua indole che intabarra il suo equilibrio.
Io insisto sull’obiettivo che si trova all’altro capo, e agitando l’inflessibile metto fine all’impossibile.

​Il ribelle soggettivo vive al buio del suo parziale, e non ode lo sbraitare di ragioni equidistanti.
Al di sopra delle parti non vuol dire sovrastante ma lo lascio nel suo credo e mi adeguo a quell’istante con il dubbio e l’amarezza per parole senza odore.
Lo svarione poi mi passa e ritorno al mio bersaglio, e mi sento un po’ migliore quando vedo un circoscritto, e m"illudo più elevato nella mia complessità.

sabato 11 maggio 2013

1105 LA BUONANOTTE Apparentemente statico

Pare che ricominci a soffiare il vento. A tratti. Una vela raccoglie quell'impeto intangibile che solo la natura può decidere quando sprigionare in collera.
La sensazione d'immobilità per ora resta ma, il discontinuo gonfiarsi del telo bianco fa ben sperare.
Sporgo dalla barca e osservo lo specchio d'acqua che ci sostiene, una leggera increspatura del liquido si allontana lentamente alle mie spalle. E' un impercettibile avanzamento, sufficiente però a contraddire l'apparente staticità.
Forse, a breve, ricomincerò a muovermi. Approderò finalmente in un porto per potermi rigenerare e rifocillare d'acqua e cibo, per sanare il mio corpo segnato da un'inconcludente interruzione sotto il sole che per mesi ha prosciugato i miei liquidi e fallimentari esperimenti.

giovedì 9 maggio 2013

1005 ILBUONGIORNO Perspicaci considerazioni

“L'ho visto quel film, ma il libro a me è piaciuto di più”.

Quante volte l'avrò sentita sta frase? Tutte le volte che parlando di un film, ispirato a un libro, il giocondo di turno vuole che si sappia che lui il libro l'ha letto. Magari l'ha pure letto sto cazzo di libro ma... perché?
Chissà perché non accade mai che il contrario. Chissà
Forse perché la pellicola, per quanto generosa con la fotografia, la musica e in ultimo, ma non meno importante, la recitazione, rimane troppo ristretta e lascia poco spazio a contenuti e alla tua immaginazione? Se poi ti sforzi nel pensare che la descrizione figurata, e non in senso metaforico, di cui un romanzo n'è privo, viene fantasticata da ogni singolo lettore anche grazie alla porzione, più o meno ampia, di fantasia che lo stesso possiede, arriveresti a chiederti il perché pure tu.

lunedì 6 maggio 2013

0605 LABUONANOTTE L'incanto


Ok va bene, la testa me la sono spaccata, anche fisicamente intendo, e la schiena rotta ma...che bella la mia nuova parete in pietra! Due anni per finirla. Un po' lentino vero? E' che a furia di “spaccarmi” la testa in altro modo per tutto questo tempo i lavori sono rimasti al palo.
Tonino il parrucchiere mi ripeteva spesso una frase, e lo fa ancora oggi, un proverbio che dice “o cazzo nun' vole pensieri” Chiaro no? Quando hai i cazzi tuoi manco l'uccello risponde al richiamo.
Se è per questo mi succede di peggio, quando attraverso la stagione seghe mentali il cervello annulla o rallenta tutte le connessioni per rimanere concentrato a tempo indeterminato sulla sega irrisolta, tradotto null'altro faccio. Motivo per cui prima me la levo dalle palle e prima mi rimetto in moto.
Dipendesse sempre da me. Oddio, in realtà così è, con una buona dose di superficialità tutto diverrebbe sega sega mastrocicco. Con una buona dose tutto scivolerebbe come deve e le sospensioni durerebbero il tempo di una domanda breve e io questa benedetta casa l'avrei finita da un pezzo! Ma così non è stato, finora.
Con la lentezza e la tenacia di un archeologo ho riportato alla luce le pietre sommerse di quella parete che riaffiorano in bella mostra ora in superficie, e adesso ne contemplo l'immagine riemersa, sassi che conto ad uno ad uno perché liberi da quella copertura di terra e stabilitura.
Ho scavato, ripulito, risanato con l'obbiettivo di metterla a nudo e riscoprire la bellezza che si celava dietro, il fascino dell'imperfezione, della sua vera natura, degli elementi di cui è composta.
E' stato un percorso lento e lungo, piccoli passi per un grande risultato. Ad ogni sasso liberato un traguardo conquistato, un assillo terminato, un riscatto realizzato.
E se la realtà diventa metafora mi accorgo che in fondo è così che passo il tempo ed è così che il tempo vola, nella lenta e spasmodica ricerca  della bellezza che si nasconde oltre, della profondità che custodisce la verità, del reale aspetto che muore in superficie. Ci vuole tempo e fatica, forse troppo per quanto mi riguarda, ma non importa perchè non esiste un tempo sufficientemente lungo che possa scoraggiare l'animo di chi ancora prova, anche solo nell'esplorazione, incanto per la scoperta.


giovedì 2 maggio 2013

0205 ILBUONGIORNO Omologati

“L’omologazione fa schifo solo quando si guarda in casa altrui”.

E’ da qui che voglio partire, da questa frase letta nell’articolo del 2 maggio di Alberto Asquini de Il Fatto Quotidiano (Primo maggio, il concertone dell’incoerenza).
Sì, proprio quel giornale. Stupefatti? Me ne rendo conto, eppure, checché se ne dica sul mio conto, riesco ancora a posare il mio sguardo anche su ciò che più mi disgusta, è zia speranza che mi fornisce di tale forza.
E’ più un desiderio di sorprendere la mia rassegnazione quello di sfogliare i giornali tutti, e a volte mi da ragione, se pur in minima parte.
L’omologazione che diamo per scontato, quando si guarda in casa altrui, non è garantita. Ovvio no?
Eppure, quella frase ragionevolmente imputata al popolo del primo Maggio diventa, ai miei occhi, un limite ignoto anche per Asquini che scrive per un giornale che con l’omologazione, in senso giornalistico, ne ha fatti lauti compensi.  Ma lui non ha peccato per il semplice fatto che scrive per campare e pubblica per chi meglio lo paga, al contrario, è lui stamattina la mia sorpresa infognata in un omologato, riconosciuto e conforme pantano giornalistico.