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mercoledì 25 marzo 2015

Le Belle Arti

Cornici di gesso dell’ottocento da riportare all’antico splendore. Decenni e decenni di traspirante maldestramente posato da quegli assassini d’imbianchini che, senza cura alcuna, succedendosi negli anni, hanno stratificato rendendo quei capolavori scultorei sagome informi, seppellite sotto una bianca glassa, in un unico soffocante corpo.
Fermi tutti! arrivano quelli delle Belle Arti.
Arriva l’equipe, gli esperti salveranno quelle storiche cornici.
Attendo con ansia, il lavoro che avrei dovuto svolgere è sospeso fino al nuovo ordine. Estraggo il mio tabacco dalla tasca e mi rollo una sigaretta, non posso fare altro. Chi mi ha posato qui, qui verrà a riprendermi alla fine del pomeriggio

martedì 10 marzo 2015

Biondo cenere

Niente da fare, il biondo non mi si addice proprio, eppure, per quanto io abbia da sempre avuto un debole per il moro, lo scuro, il nero come la notte, quell’oro mi seduce. Se poi m'imbatto in un campo di spighe dorate nel mezzo di un’ombrosa foresta nera, è la totale conquista. Un contadino innamorato del suo campo, questo divento, colmo d'ardore ed entusiasmo.
A volte però, l’effetto per la troppa passione, rischia di convertire il calore di un sentimento in fiamma nemica. E accade che alte lingue di fuoco trasformino in cenere quelle spighe dorate per cui tanto ti sei speso, o avresti voluto.

Ritornerà così la notte. E dal promontorio di una collina, mentre ancora i fumi del mio campo incenerito vedrò propagarsi verso il buio cielo, dal nero nuovamente sarò rapito; dalla notte che tutto spegne tranne che piccoli e luminosi diamanti imprendibili, e per questo tuttora salvi perché troppo lontani dalle mie inette passioni.

giovedì 5 marzo 2015

Fragili oasi


Stava seduta di fronte con la testa china e lo sguardo fisso sul iPhone mentre il suo pollice scorreva veloce sullo schermo luminoso.
I capelli, dalla consistenza quasi impalpabile, le contornavano il minuto volto come un sipario aperto a becco d'oca, annodato da nastri dorati dietro piccole orecchie che, senza fatica alcuna, sostenevano lasciandomi così esplorare l’ammirevole boccascena.
Appena sotto trasparenti e sottili sopracciglia, tonde e delicate palpebre le socchiudevano due presunti grandi occhi intenti a osservare l’oggetto luminoso che stringeva tra le dita assottigliate. Il suo basso sguardo non faceva che impreziosirle, celavano cipolle dorate dalla forma sferica e dagli anelli concentrici che associavo alla vita eterna.
Scivolando poi in posizione mediana, per il minuto naso percorso in breve tempo, posai candido lo sguardo sulle sottili labbra le quali, in quel preciso istante, si stirarono leggermente regalando alle mie pupille un sorriso tenue.
Il treno poi si fermò, finalmente alzò lo sguardo e apprezzai quei grandi occhi. Per un secondo si concessero ai miei.
Di fretta afferrò tutte le sue cose e fuggì via. Il treno così riprese la sua corsa ed io con lui.
Fu durante il tragitto che dipinsi su questo foglio, con le sole parole, quel volto. Ma del ritratto ora svelato resterà però a voi incomprensibile il colore e l'intensità di quegli occhi che non so dire. Affascinanti quanto le sottili palpebre, deliziosi scudi di fragili oasi.


domenica 1 marzo 2015

La fattoria delle capre

Il becco dalla barbetta biforcuta era indubbiamente il capo, il più grosso dei tre che pascolavano dentro il recinto della fattoria.  Era lui a decidere l’ora del pascolo o del riposo o della monta, anche per gli altri due che, per quanto belli e giovani, avevano una stazza che misurava circa la metà del becco capo.
Le caprette tutte gli facevan la corte, forse più per timore che per attrazione vera e propria, oppure per opportunismo. Si sa, se ti conquisti il capo la tua esistenza si semplifica, si alleggerisce e tutti i canali preferenziali saranno a tua disposizione.