E anche
stamattina sono rimasto a letto fino alle undici, e anche stamattina
mi sono alzato dal letto fiacco come non lo sono mai stato.
Non mi
chiedo più neanche il perché ormai, le mie notti sono
interminabili, sono diventato un animaletto notturno. Forse un
pipistrello, per rimanere in tema.
Che cazzo
c'avrò da fare fino alle cinque del mattino non me lo so spiegare.
Penso a quella famosa frase che recita: la notte è fatta per
dipingere e per amare, poi guardo i miei pennelli secchi e penso che
la notte forse oggi ha preso tutto un altro significato. Di amore non
se ne parla proprio e grazie a questa mia prima riflessione mi
convinco che forse, a quarantena terminata, è ora di trovarmi una
donna, ma va bene pure un cane.
Ci penserò,
dopo aver fatto colazione avrò sicuramente le idee più chiare.
Apro il
frigorifero e mi compiaccio per la grossa spesa fatta qualche giorno
fa dopo un'attesa snervante in coda al supermercato. Non è poi stata
così stupida la corsa ai rifornimenti di alcuni italiani in tempi
non sospetti, penso, mentre noi furbi ora dobbiamo sorbirci code
interminabili.
Forse è
meglio non pensare, penso, andrò a buttare la spazzatura così colgo
l'occasione per fare due passi, sempre che il vicino non mi denunci.
Guardo fuori, niente sole, un'altra giornata di merda. Cambio idea,
la spazzatura può aspettare, la metto fuori. La temperatura dovrebbe
conservarla ancora per qualche giorno, sempre che i gatti del vicino
non decidano di farsi un giro da queste parti. Sarebbe carino da
parte loro, ho bisogno di un contatto, va bene anche un gatto.
Ok, sono
sveglio. Giro per casa cercando di capire cosa potrebbe occupare il
mio tempo, la mia giornata. Mi avvicino alla libreria, forse un po'
di lettura. Ancora.
Il muro di
Sarte mi chiama, è giorni che mi chiama. Ma io non sento, sto
perdendo l'udito, sarà colpa del virus? Agguanto Seneca, la fermezza
del saggio e altri scritti, lettura sospesa, potrebbe aiutarmi penso,
Lo apro, leggo le prime righe, due volte, non riesco a seguire, lo
richiudo.
Forse meglio
un catalogo d'arte, mi dico ad alta voce, forse meglio con delle
immagini. Klee? No, il surrealismo. In fondo è quello che stiamo
vivendo. Anche questo però è pieno di parole piccole piccole che
avrebbero un grande significato in altri tempi: la cultura ci
salverà. Cazzate penso, niente e nessuno può salvarci da noi
stessi!
Il
pessimismo invade nuovamente la mia anima. Riapro il frigorifero,
mangio. Sto ingrassando.
Devo fare
movimento: corsa sul posto, flessioni addominali. Dall'alto del mio
sguardo vedo la panza lievitare, mi getto a terra e comincio a freddo
con gli addominali. Al quinto sono stremato e la panza è ancora al
suo posto, più gonfia che mai. Ne avrei bisogno ma ricordo di essere
sempre stato contrario a grossi sforzi fisici e che la forma fisica
non è mai stata tra le mie priorità. Per cui mi rialzo, per oggi
può bastare.
La casa è
ormai una fogna, il disordine regna ovunque, le pulizie diventano ora
la mia priorità. Intento un riordino: stoviglie sporche, bottiglie
vuote e briciole di pane regnano incontrastate sul piano della cucina
da giorni. Mi attivo, ma subito mi disattivo.
Tutto resta
com'è anche oggi.
Mi butto sul
divano, raccolgo la chitarra e comincio a suonare senza grandi
pretese. Rigorosamente Carosone. Mi registro per l'ennesima volta,
forse posterò anche questo video che strapperà qualche sorriso, e
molta ilarità ma poco importa. L'alternativa è piangere, per cui mi
lancio e suono e registro.
Il buon
umore torna a farmi compagnia, accendo il computer e controllo il
bollettino di guerra, peggio di ieri. Il buon umore mi abbandona
nuovamente.
Intanto si
sono fatte le cinque del pomeriggio e io ho ancora fame. Mangio, e
mentre mangio penso a com'era bello quando il tempo ti sfuggiva di
mano, quando le giornate correvano e tu con loro.
La
digestione mi mette sonnolenza, è così da sempre, scendo le scale e
mi avvio in camera. Il letto sfatto da giorni è una istallazione a
cui non resisto. Mi getto su di lui e tento di abbracciarlo a più
non posso, i sogni che mi origina sono al momento l'unica realtà
oggettiva di cui ho bisogno. Dormo.
Al mio
risveglio tutto è come prima, tranne l'ora. Sono le nove di sera e
ho nuovamente fame. Mangio.
Fuori
governa il buio e il silenzio, dentro il caos e la noia. In
parlamento un nuovo decreto e sempre il caos. Nella mia testa solo il
caos.
Cerco aiuto
e torno all'arte, guardo la mia opera che attende d'essere conclusa
mentre riposa stanca sul cavalletto. La guardo, mi guarda. Il tempo
passa e non una sola carezza mi accingo a farle. Concludo che l'arte
non solo non salverà il mondo, ma non salverà neanche me da questo
stato torbido e confuso in cui siamo precipitati e comincio ad
odiarla per avermi illuso.