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mercoledì 1 aprile 2020

Quarantena


E anche stamattina sono rimasto a letto fino alle undici, e anche stamattina mi sono alzato dal letto fiacco come non lo sono mai stato.
Non mi chiedo più neanche il perché ormai, le mie notti sono interminabili, sono diventato un animaletto notturno. Forse un pipistrello, per rimanere in tema.
Che cazzo c'avrò da fare fino alle cinque del mattino non me lo so spiegare. Penso a quella famosa frase che recita: la notte è fatta per dipingere e per amare, poi guardo i miei pennelli secchi e penso che la notte forse oggi ha preso tutto un altro significato. Di amore non se ne parla proprio e grazie a questa mia prima riflessione mi convinco che forse, a quarantena terminata, è ora di trovarmi una donna, ma va bene pure un cane.
Ci penserò, dopo aver fatto colazione avrò sicuramente le idee più chiare.
Apro il frigorifero e mi compiaccio per la grossa spesa fatta qualche giorno fa dopo un'attesa snervante in coda al supermercato. Non è poi stata così stupida la corsa ai rifornimenti di alcuni italiani in tempi non sospetti, penso, mentre noi furbi ora dobbiamo sorbirci code interminabili.

Forse è meglio non pensare, penso, andrò a buttare la spazzatura così colgo l'occasione per fare due passi, sempre che il vicino non mi denunci. Guardo fuori, niente sole, un'altra giornata di merda. Cambio idea, la spazzatura può aspettare, la metto fuori. La temperatura dovrebbe conservarla ancora per qualche giorno, sempre che i gatti del vicino non decidano di farsi un giro da queste parti. Sarebbe carino da parte loro, ho bisogno di un contatto, va bene anche un gatto.
Ok, sono sveglio. Giro per casa cercando di capire cosa potrebbe occupare il mio tempo, la mia giornata. Mi avvicino alla libreria, forse un po' di lettura. Ancora.
Il muro di Sarte mi chiama, è giorni che mi chiama. Ma io non sento, sto perdendo l'udito, sarà colpa del virus? Agguanto Seneca, la fermezza del saggio e altri scritti, lettura sospesa, potrebbe aiutarmi penso, Lo apro, leggo le prime righe, due volte, non riesco a seguire, lo richiudo.
Forse meglio un catalogo d'arte, mi dico ad alta voce, forse meglio con delle immagini. Klee? No, il surrealismo. In fondo è quello che stiamo vivendo. Anche questo però è pieno di parole piccole piccole che avrebbero un grande significato in altri tempi: la cultura ci salverà. Cazzate penso, niente e nessuno può salvarci da noi stessi!
Il pessimismo invade nuovamente la mia anima. Riapro il frigorifero, mangio. Sto ingrassando.
Devo fare movimento: corsa sul posto, flessioni addominali. Dall'alto del mio sguardo vedo la panza lievitare, mi getto a terra e comincio a freddo con gli addominali. Al quinto sono stremato e la panza è ancora al suo posto, più gonfia che mai. Ne avrei bisogno ma ricordo di essere sempre stato contrario a grossi sforzi fisici e che la forma fisica non è mai stata tra le mie priorità. Per cui mi rialzo, per oggi può bastare.
La casa è ormai una fogna, il disordine regna ovunque, le pulizie diventano ora la mia priorità. Intento un riordino: stoviglie sporche, bottiglie vuote e briciole di pane regnano incontrastate sul piano della cucina da giorni. Mi attivo, ma subito mi disattivo.
Tutto resta com'è anche oggi.
Mi butto sul divano, raccolgo la chitarra e comincio a suonare senza grandi pretese. Rigorosamente Carosone. Mi registro per l'ennesima volta, forse posterò anche questo video che strapperà qualche sorriso, e molta ilarità ma poco importa. L'alternativa è piangere, per cui mi lancio e suono e registro.
Il buon umore torna a farmi compagnia, accendo il computer e controllo il bollettino di guerra, peggio di ieri. Il buon umore mi abbandona nuovamente.
Intanto si sono fatte le cinque del pomeriggio e io ho ancora fame. Mangio, e mentre mangio penso a com'era bello quando il tempo ti sfuggiva di mano, quando le giornate correvano e tu con loro.

La digestione mi mette sonnolenza, è così da sempre, scendo le scale e mi avvio in camera. Il letto sfatto da giorni è una istallazione a cui non resisto. Mi getto su di lui e tento di abbracciarlo a più non posso, i sogni che mi origina sono al momento l'unica realtà oggettiva di cui ho bisogno. Dormo.
Al mio risveglio tutto è come prima, tranne l'ora. Sono le nove di sera e ho nuovamente fame. Mangio.
Fuori governa il buio e il silenzio, dentro il caos e la noia. In parlamento un nuovo decreto e sempre il caos. Nella mia testa solo il caos.
Cerco aiuto e torno all'arte, guardo la mia opera che attende d'essere conclusa mentre riposa stanca sul cavalletto. La guardo, mi guarda. Il tempo passa e non una sola carezza mi accingo a farle. Concludo che l'arte non solo non salverà il mondo, ma non salverà neanche me da questo stato torbido e confuso in cui siamo precipitati e comincio ad odiarla per avermi illuso.


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