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mercoledì 22 giugno 2016

Mi hanno messo al fresco (con audioracconto)

 

Mi hanno messo al fresco 

Se c’è una cosa che posso affermare con convinzione, è sicuramente il mio netto miglioramento di vita. O almeno per una parte della settimana, quando mi asciugo al sole dopo un bel bagno rigenerante.
Voglio dire che mentre prima ciò accadeva sul terrazzo del condominio di via Ripamonti, in una delle città più inquinate d’Italia, oggi, dopo il trasferimento, ho la fortuna di potermi stendere sul terrazzo di via La Torretta, a Finale Ligure. Potete immaginare il piacere che provo nello stendermi per ore al sole guardando il mare. La città è solo un brutto ricordo. La vista sul cortile del palazzo, il traffico, l’inquinamento, mesi terribili. Sì, alla fine della giornata cambiavo colore, ma non a causa del sole.
Dovreste vedermi in questo momento, sono in terrazza da stamattina, bello che asciutto e rilassato, mi sto godendo queste ultime ore di sole. Verranno a prendermi tra poco, forse. A volte capita che mi lascino qui tutta la notte e allora non faccio che guardare le stelle. Momenti unici che spero durino giorni.
Ricordo che una volta rimasi fuori per un’intera settimana, si erano dimenticati di me. Fu la settimana più bella della mia vita. Un’altra invece caddi dal terrazzo e mi ritrovai in giardino, disteso sull’erba fresca prendendo il sole. Per un attimo sperai di rimanerci a lungo sull’erba quando all’improvviso non comparve quello stupido gattaccio nero? Sarebbe stato pronto a sfibrarmi se non fossero intervenuti a salvarmi. A tutt’oggi rimane comunque per me un momento indimenticabile, quel giorno rischiai di essere annientato, è vero, ma a fibre salve, ringrazio il cielo per avermi fatto vivere quell’emozione, considerata la monotonia della quotidianità cui sono costretto e per la quale sono stato creato.
E’ un lavoraccio il mio sapete? A parte questi brevi ma intensi e felici momenti di cui vi parlavo, passo il resto della mia esistenza al buio, in un cassetto o in una scarpa. Dovessi scegliere tra i due, preferirei il buio di un cassetto non c’è dubbio, almeno sto all’asciutto. Non immaginate neanche il sudore che mi si appiccica addosso quando sono di servizio, una giornata interminabile che non finisce lì. Sì perché poi c’è il mio deposito nella cesta dei panni sporchi, insieme a tutti gli altri che immancabilmente cominciano a lamentarsi della mia presenza per l’odore che emano. Che colpa ne ho io! Io sono la prima vittima, faccio il lavoro più sporco, solo le mutande a volte mi superano. Eppure non mi sopporta nessuno la dentro e per tutto il tempo, a volte passano diversi giorni, non fanno che lamentarsi. L’unico che ne avrebbe il diritto sarei io ma… non importa.

Soffrire senza lamentarci è l'unica lezione che dobbiamo imparare in questa vita, diceva van Gogh

Sento muovere dei passi verso la mia direzione. Ho paura che questa notte non vedrò le stelle, ma non lamentiamoci. Sono pulito e profumato, ho passato una stupenda giornata al sole con vista mare e ora mi appresto a ritrovare i miei compagni nel caldo buio di un cassetto e restarci per un po’, almeno spero. Sì perché non sai mai quando è il tuo turno, una mano s’infila nel cassetto e pesca la coppia, come in una lotteria, per cui con una buona dose di sfiga potresti ripetere il turno anche due volte, che il cielo mi protegga!
A quanto pare non mi sbagliavo, eccolo.
Ahh sìì, fantastico, Wahoo! Un’altra cosa che non ha eguali è lo stiramento. Dopo ore di sole non esiste cosa più gradevole che l’essere stirati, allungati e poi arrotolati e impallottolati su se stessi.
Presto tornerò al buio e al silenzio. Spero di avervi piacevolmente intrattenuto nel frattempo, la prossima volta vi racconterò… hei un momento, ma io questo soffitto non lo conosco, anzi non conosco l’intera stanza, ma dove siamo? Dio che luce, ma cos’è? Mi ha accecato, e spegni sta luce… oh bene. C’è qualcosa che non va però, al buio ci sono ma non in un cassetto. Non sarò per caso morto? Che freddo! E poi cos’è sta caspita di griglia sotto... ma quanto è grande sto posto e in quanti siamo? Non riconosco nessuno e comincio ad aver paura, ci sono facce strane qua dentro.
«Hei, tirami fuori di qui, devi aver sbagliato, siamo un paio di calzini noi. E digli qualcosa pure tu!».
«E lasciami stare, non sei stato zitto un minuto oggi, sarà per questo motivo che ci ha messo qui dentro».
«Guarda che se rimaniamo qui moriamo congelati».
«E chi se ne frega, sempre meglio che morire consumati in una scarpa, almeno ci sotterreranno integri».
«Sì, ma io non voglio morire, c’è sempre il sole la fuori, il mare, c’è il bagno, lo stiramento. Ci sono anche cose che mi piacciono come puoi vedere».
«Bella consolazione! Devastarsi tra un piede e una scarpa per ore, essere insultati dagli altri indumenti per giorni perché maleodoranti e rimanere al buio in un cassetto per il resto della settimana. Tutto questo fino a consumarsi, e quando il primo buco comparirà, vedremo che spazzatura. Un bel finale non credi? E tu pensi alle poche ore di sole concesse? Sei un carcerato modello»
«Sarò anche un carcerato modello come tu dici, ma ti ricordo che è la nostra missione, il motivo per cui ci hanno creato e se non ce ne fosse stato, tu non saresti mai esistito. E se invece di lamentarti riuscissi a godere anche tu degli unici piaceri concessi, forse ti peserebbe tutto un po’ meno».
«Sarà, ma io trovo tutto così inutile. Ma non potevano continuare ad andare in giro scalzi?».
Mmh non lo sopporto quando fa così, mi hanno accoppiato con un pessimista cronico, soffro di più per il suo pessimismo che per un’intera giornata di servizio, e la cosa grave e che non posso liberarmene. Oddio, qualche calzino spaiato in giro l’ho visto, alcuni li hanno anche accoppiati. Quasi quasi lo lascio.
«Hei, avete finito di lamentarvi voi due lassù?».
«Chi ha parlato? Non ti vedo dove sei?»
«Guarda in basso, uhuh… sono il collant nero dietro la bottiglia».
«Un collant!? Ma allora è il nostro nuovo cassetto, un cassetto misto. Non capisco perché al freddo però»
«Non credo, siete i primi che vedo dopo quindici giorni. Ho paura che il tipo non stia molto bene in questi giorni».
«Quindici giorni che sei qui dentro? »
«Sì, quindici giorni, da quando lei se n’è andata, e lui non è stato più lo stesso. Ha cominciato con me, mettendomi nel posto sbagliato. E non vi dico che cosa è passato di qui nel frattempo, da non credere».
«Beh, speriamo che gli passi in fretta allora, prima di cadere bolliti in una pentola dell’acqua. Un momento, sento uno strano squillo, o sbaglio?».
«Non sbagli, è il telefono rinchiuso nella scatola dei formaggi da ieri sera».

Apposto siamo! Speriamo che sia lei, rivoglio il sole.
Ecco, questo è un altro caso di monotonia interrotta, mi ritrovo in un frigorifero e non so neanche quando ne uscirò. La cosa mi spaventa ma allo stesso modo mi diverte. Un po’ come la storia del gattaccio nero, ti ritrovi in pericolo perché fuori dalle rutine ma ti senti libero anche. Non so voi ma io adoro quando mi ritrovo fuori dalle consuetudini, è l’unico modo che ho per vivere un’altra vita che non sia quella di un banalissimo calzino.
Cominciamo a prenderla positivamente: dopo tanto sole e mare, mi hanno messo al fresco. Dopotutto sono un carcerato modello come afferma quell’antipatico del mio compagno, e anche un simpatico calzino a quanto pare.



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