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giovedì 5 marzo 2015

Fragili oasi


Stava seduta di fronte con la testa china e lo sguardo fisso sul iPhone mentre il suo pollice scorreva veloce sullo schermo luminoso.
I capelli, dalla consistenza quasi impalpabile, le contornavano il minuto volto come un sipario aperto a becco d'oca, annodato da nastri dorati dietro piccole orecchie che, senza fatica alcuna, sostenevano lasciandomi così esplorare l’ammirevole boccascena.
Appena sotto trasparenti e sottili sopracciglia, tonde e delicate palpebre le socchiudevano due presunti grandi occhi intenti a osservare l’oggetto luminoso che stringeva tra le dita assottigliate. Il suo basso sguardo non faceva che impreziosirle, celavano cipolle dorate dalla forma sferica e dagli anelli concentrici che associavo alla vita eterna.
Scivolando poi in posizione mediana, per il minuto naso percorso in breve tempo, posai candido lo sguardo sulle sottili labbra le quali, in quel preciso istante, si stirarono leggermente regalando alle mie pupille un sorriso tenue.
Il treno poi si fermò, finalmente alzò lo sguardo e apprezzai quei grandi occhi. Per un secondo si concessero ai miei.
Di fretta afferrò tutte le sue cose e fuggì via. Il treno così riprese la sua corsa ed io con lui.
Fu durante il tragitto che dipinsi su questo foglio, con le sole parole, quel volto. Ma del ritratto ora svelato resterà però a voi incomprensibile il colore e l'intensità di quegli occhi che non so dire. Affascinanti quanto le sottili palpebre, deliziosi scudi di fragili oasi.


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