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mercoledì 29 aprile 2015

L'Albatros



Hemingway scriveva: “C’è più filosofia di vita in un bicchiere di vino.. che in tutti i libri del mondo”.

Ho sbagliato strada. Avrei dovuto attaccarmi alla canna di una bottiglia invece di inseguire stupide parole senza mai riuscire veramente a catturarle. Ah sì, quando scrivo pare ne abbia in abbondanza, come sorgessero da una fonte a me sconosciuta che ribolle ogni qualvolta mi accingo a soddisfare un’insorta creatività impigrita. E cioè ho voglia di creare ma senza dover per forza fare grossi sforzi fisici, piuttosto mentali, che tanto di quelli ne faccio già in abbondanza tutto il giorno.
E allora scrivo, una frase letta, come in questo caso, è sufficiente a intavolare tutto un ragionamento che il più delle volte non so neanche dove voglia portarmi (l’ho già scritto questo lo so). Questa credo sia la cosa più creativa del mio saper scrivere, lasciarsi trasportare dalle parole e dai pensieri che fluiscono con facilità estrema e che soli mi conducono al centro delle mie idee rivelando, in primo al sottoscritto, chi sono esattamente.

Se penso a quanti libri mi piacerebbe ancora leggere, e non so se lo farò, e su questa base, e cioè su quelli già letti, tentassi di darmi un voto come lettore beh.. mi darei un sei e mezzo. E non sono per nulla severo come qualcuno potrebbe pensare. Non posso però altresì dire di scrivere più di quanto leggo, per mia fortuna. Posso però affermare, come tutti coloro che amano scrivere, che quanto ho letto è in ciò che ho scritto; se non nei contenuti, nella forma.
Già ma che me ne faccio dei contenuti e della forma quando c’è più filosofia di vita in un bicchiere di vino che in un libro? E non è una frase scritta a cazzo, vi pare che Hemingway potesse?  Intorno a  un bicchiere di vino c’è un intero universo fatto di gente reale, di luoghi reali capaci di regalarti in un istante reali percezioni. Potreste mai godere in egual misura tra un bicchier di buon vino e la sua anima descritta in una poesia di Baudelaire?
Che Charles mi perdoni! Poesie le sue che scaldano la mia di anima, e oggi aimè non potrei farne a meno, ma quanta filosofia di vita ho perduto leggendo Charles in isolamento quando fuori si consumava e si consuma la vita? Sarebbe stato meglio bere un bicchiere di vino in più piuttosto che cercare di comprendere la sua di anima e la mia tra le righe di una poesia; saltare da un aperitivo all’altro, come fan tutti, socializzare tutte le sere e da quelle, ai miei occhi banali e noiose, avrei probabilmente assimilato quanto mi serviva per una più opportuna filosofia.

Non solo parole davanti a un bicchiere di vino e tra la gente; immagini profumi suoni. E’ la vita che si svolge e non solo pagine che volgono o parole che si compongono come ora. Forse sono queste le cose, che sembrano ripetersi identiche tutti i giorni, a suggerire la via alla sapienza.
E quando si conversa e ci si confronta davanti a un bicchier di vino, che tanto aiuta a essere discorsivi, quelle parole con un po’ d’immaginazione e con l’aiuto di tutti e cinque i sensi, che tra le pagine di un libro sono solo immaginati, sono paragonabili a poesia. Perché la vita è poesia, esatto, la vita è poesia ma io da essa fuggo il più delle volte. Nella vita reale non mi riesce fare il poeta, mi sento goffo come un albatros, poetava il grande Baudelaire. Tanto meno mi riesce in poesia.

Non mi resta che scrivere frammenti che mi riguardano e che forse mai nessuno leggerà, così come mai riuscirò a essere discorsivo tra la gente come lo sono nei miei frammenti; nella migliore delle ipotesi non ho mai nulla da dire, nella peggiore vivo in un estroso isolamento.

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