Se poi quelle due belle cosce, da cui per ora lontano mi
tengo, appartengono a un corpo che porta lo stesso nome di chi prigioniero fece
il mio cuore, allora perdo anche il diritto di reclamarmi uomo, sono solo un maschietto
che si rifiuta di crescere, di andare oltre, un ragazzino che ancora crede alle
favole.
E ci crede così intensamente da astenersi nel partecipare quando il nome, della raggiungibile prediletta, è sputato alla recente carceriera.
Ma che razza di fiaba ne verrebbe fuori!? Potrei mai pronunciare quel nome senza il rischio di riesumare antichi criceti? Tornerebbero a correre sulla ruota del proiettore riflettendo sullo schermo sterminati campi di pannocchie ricoperte d’oro.
Immagini ben lontane dall’odierna favola, capaci di frantumare, nella mia mente, la correlazione da sempre esistita tra l’affascinante suono di quel nome e il ritratto che ne consegue.
E ci crede così intensamente da astenersi nel partecipare quando il nome, della raggiungibile prediletta, è sputato alla recente carceriera.
Ma che razza di fiaba ne verrebbe fuori!? Potrei mai pronunciare quel nome senza il rischio di riesumare antichi criceti? Tornerebbero a correre sulla ruota del proiettore riflettendo sullo schermo sterminati campi di pannocchie ricoperte d’oro.
Immagini ben lontane dall’odierna favola, capaci di frantumare, nella mia mente, la correlazione da sempre esistita tra l’affascinante suono di quel nome e il ritratto che ne consegue.
Cedere a due belle cosce parrebbe cosa facile a un uomo
libero, ma io non sono né uomo né libero, sono un moccioso detenuto in un corpo
adulto, che a volte però risponde con le bizze alle beffarde smorfie della
vita. E fanculo carceri e carceriere! Fanculo favole e favolette! Voglio essere
UOMO!
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.