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giovedì 9 aprile 2015

Le bizze

Cedere a due belle cosce parrebbe cosa facile a un uomo libero, mi chiedo perché non farlo allora, sono uomo, sono libero. Sono uomo, sono libero, sono uomo, sono libero, sono.. sì, sono uomo.. ma non libero. Nel senso che non lo sono, cioè sì, fisicamente lo sono ma.. non basta.
Se poi quelle due belle cosce, da cui per ora lontano mi tengo, appartengono a un corpo che porta lo stesso nome di chi prigioniero fece il mio cuore, allora perdo anche il diritto di reclamarmi uomo, sono solo un maschietto che si rifiuta di crescere, di andare oltre, un ragazzino che ancora crede alle favole.

E ci crede così intensamente da astenersi nel partecipare quando il nome, della raggiungibile prediletta, è sputato alla recente carceriera.
Ma che razza di fiaba ne verrebbe fuori!? Potrei mai pronunciare quel nome senza il rischio di riesumare antichi criceti? Tornerebbero a correre sulla ruota del proiettore riflettendo sullo schermo sterminati campi di pannocchie ricoperte d’oro.
Immagini ben lontane dall’odierna favola, capaci di frantumare, nella mia mente, la correlazione da sempre esistita tra l’affascinante suono di quel nome e il ritratto che ne consegue.
Cedere a due belle cosce parrebbe cosa facile a un uomo libero, ma io non sono né uomo né libero, sono un moccioso detenuto in un corpo adulto, che a volte però risponde con le bizze alle beffarde smorfie della vita. E fanculo carceri e carceriere! Fanculo favole e favolette! Voglio essere UOMO!

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