Centauro
Gentilissimo dott. Richard
Smith
Da diversi anni seguo con largo interesse le
sue ricerche sui trapianti pubblicate sul British Medical Journal.
Inoltre mi è giunta
notizia riguardo sperimentazioni segrete da lei compiute sulla razza umana con
parti animali.
Si chiederà come
possa essere accaduto considerata la segretezza con la quale ha operato. Informazione
che non le posso dare. Vorrei però rassicurarla sul fatto che tali informazioni
giaceranno nel profondo riserbo fino alla fine dei miei giorni.
Le scrivo per
proporle un esperimento cui da anni sto lavorando. L’umano in questione sarei
io: mi offro come cavia in nome della scienza e del suo progresso.
Non ho più nulla da
perdere, ho dedicato tutta la vita allo studio di questa dottrina senza riuscire
però a risolvere l’handicap che mi tiene incollato da più di trent’anni su
questa sedia.
La prego di
prendere in considerazione la mia proposta.
Nel caso fosse
interessato a saperne di più (come spero vivamente), la invito a un incontro.
A causa del mio
handicap preferirei venisse lei. Nel caso rifiutasse, la prego di distruggere
questa lettera.
Dott. Arturo Gustalla
Sono passati circa quattro anni dall’ultimo esperimento
fallito del dottor Richard, e la lettera giunta all’improvviso gli ricorda il
suo ennesimo fallimento.
E’ ritenuto il miglior chirurgo al mondo, nei trapianti non
ha eguali, eppure si sente incompiuto. Il desiderio infantile che lo spinse a
diventare medico chirurgo non lo ha mai abbandonato. Dopo l’ultimo esperimento
aveva rinchiuso a chiave, nel cassetto dei sogni irrealizzabili, il folle
desiderio di diventare un giorno il dottor Frankenstein. Con tutta la
popolarità acquisita negli ultimi anni, era diventato per lui troppo pericoloso
esercitare esperimenti proibiti. Avrebbe dovuto praticare, a suo vedere, solo banali
trapianti per il resto della sua esistenza. Pratica che gli riesce
magnificamente. I successi ottenuti l’hanno portato in cima alla classifica dei
chirurghi più richiesti al mondo.
Ma la lettera di Gustalla ha forzato ora quel cassetto e
i sogni di Richard ricompaiono intatti come li aveva lasciati. Nonostante tenti
di liberarsene, dando ragione alla sua coscienza e all’etica che con la matura
età prese il sopravvento sul folle moccioso, si accorge di non volerlo
veramente. E’ prigioniero dei suoi deliri da scienziato pazzo e la lettera di
Arturo Gustalla, giunta proprio quando pensava di aver allontanato
definitivamente tali impulsi, ne è la prova lampante.
Richard pensa alla lettera tutto il giorno. Non riesce a
decidere: lasciarsi trasportare dai suoi vecchi impulsi oppure ascoltare il
buon senso, la coscienza, seguire l’etica e abbandonare per sempre quel tipo di
ricerca scientifica? Questo si domanda ora.
Nel suo ufficio la lettera aperta è ancora sulla
scrivania. Richard chiude la porta e da un giro di chiave. Dovrei distruggerla
e non rispondere, pensa. Ma poi, mentre sembra fermare con la mano sulla bocca
le parole che sole pare abbiano preso forma in quella stanza, dice: “Parto”.
Tre settimane più tardi.
“Dottor Gustalla, le ricordo che nel pomeriggio arriva il
dottor Smith all’aeroporto di Bologna. Vuole che mandi Antonio a prenderlo?”
“Grazie Elena. Poi
prenditi qualche giorno di vacanza, non scordare di fare l’iniezione a Pretty
prima di andare”.
“Ma… come dottore, io..”
“Sì, ho deciso così. Con il dottor Smith parlerò del mio
progetto. Non voglio più coinvolgervi, troppo pericoloso. Se il dottor Smith
accetterà, partirò per Londra”. – Silenzio, poi - “Signorina Elena” – riprende
Arturo prima che si congedi - “grazie per tutto quello che ha fatto in questi
anni, non so come finirà questa storia, ma sono certo di volere andare fino in
fondo. Voglio correre come non ha mai fatto nessun uomo. Io che non le ho mai
avute, voglio più di due semplici gambe ora. Potrei morire e lo sappiamo entrambi.
Nel mio testamento, non avendo eredi, ho lasciato tutto a lei. Ne faccia buon
uso”.
Qualche ora più tardi
“E’ un onore
dottor Richard averla di persona nei miei laboratori”.
“Bene Dottor Gustalla, spero dunque di non aver fatto un
viaggio inutile. Lei non sa cosa mi è costata questa decisione” - risponde
Richard guardandosi attorno.
“Non la deluderò. La vita ha già deluso me dalla nascita
privandomi delle gambe” – precisa Arturo sollevando il plaid che poggia sotto
il busto – “vede? Sopravvivo con mezzo corpo da più di trent’anni, e ora questa
metà è a sua disposizione”.
“Mi dispiace, non deve essere stato facile per lei. Lasci
però che mi complimenta con la sua metà esistente.” – entrambi ridono – “lei è un
ricercatore genetico tra i più affermati in Italia pare. Mi sbaglio?”
“Non si sbaglia affatto dottor Richard. E’ tutta la vita
che faccio ricerca, ma le confido che il mio scopo non è mai stato quello di
salvare o migliorare gli uomini. Egoisticamente ragionando ho sempre pensato a
me stesso. Voglio correre Smith, voglio ciò che più mi manca”.
Smith lo guarda perplesso – “Cioè vuole due gambe?”
“Voglio di più adesso” – risponde Arturo imprimendo sul
volto un’espressione raggiante – “venga, mi segua, le voglio presentare Pretty”.
Arturo si avvia a tutta velocità, passano una, due
stanze, attraversano corridoi. Richard è quasi in imbarazzo di fronte alla sua foga;
non riesce a tenergli il passo. In un paio di occasioni tenta di aiutarlo
spingendo la carrozzella ma è inutile, sembra quasi trainarlo da quanta forza
Arturo ci mette.
Arrivano a destinazione. Si spalanca l’ultima porta e sul
volto di Arturo si stampa un sorriso: in mezzo alla sterile stanza Pretty
nitrisce, lo guarda e ondeggia il capo. – “Ciao Pretty, saluta il dottor
Richard” - Lei risponde; batte sul pavimento lo zoccolo – “Ha visto? Le ha
risposto.”
“Una bella cavalla non c’è che dire, ma cosa centra con
il mio intervento?”
Arturo lentamente si gira verso di lui. Sul volto un
sorriso, lo osserva e non dice nulla.
Smith porta le due mani alla testa, si gratta le tempie,
guarda Pretty, poi di nuovo Arturo – “Non penserà davvero che… ?”.
Arturo sposta il plaid e guarda il suo basso ventre – “Un
centauro, quattro zampe al posto di due gambe”.
“Ma è impossibile! È un progetto folle.” – ribatte Smith
“Sono cinque anni che introduco geni umani a quella cavalla,
considerando il volume del suo corpo: ha più geni umani Pretty che un qualsiasi
corpo umano. Organi umani sono cresciuti dentro di lei. Ha un utero umano,
mammelle umane, tessuti, tendini. Sarò l’essere perfetto, un androgino metà
uomo metà animale. Credo possa funzionare! Ci metta insieme e ci unisca, ed
entreremo nella storia”.
Londra, tre mesi dopo. Tribunale penale Old Bailey
“Signorina Elena, lei era al corrente degli esperimenti
del dottor Arturo Gustalla?”
“ Sì, ma solo quelli effettuati sulla cavalla Pretty”
“Cioè non sapeva che lo scopo sarebbe stato poi quello di
un folle trapianto tra un umano e un cavallo?”
“No, ero solo un assistente io, e il dottore conservava
gelosamente i suoi appunti”
“Ci risulta che con la morte del dottor Gustalla lei sia
diventata proprietaria di tutti i suoi beni, è vero?”
“E con questo?” – risponde irritata Elena.
“E con questo lei non aveva alcun interesse a fermare
tutto ciò”
“ Non è vero!”- urla Elena - “ io volevo solo la sua
felicità, e se l’avesse conquistata anche per soli pochi secondi, ne sarei
stata felice quanto lui”
“E infatti, pochi secondi è durata la sua felicità, ma in
quei pochi è riuscito a uccidere il dottor Richard con un calcio, prima di
cadere a terra morto. Lo zoccolo gli ha sfondato il cranio”.
Il tribunale cerca tutt’oggi un colpevole che mai
troverà.
Elena vive quell’esperimento come una vittoria di Arturo.
Era riuscito, anche solo per un attimo, nell’unione di due corpi: uomo,
animale. Per Arturo sentire la forza di quattro potenti zampe dalla vita in
giù, era una rivincita sulla sua ingenerosa esistenza.
Vale la pena rischiare tutto per qualcosa in cui credi?
Anche quando il tutto conta la metà degli altri? A questo pensa Elena nella
sterile stanza mentre accarezza la nera criniera del nuovo puledro.
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